Spesso mi capita di sentire i genitori lamentarsi dei compiti a casa dei propri figli:come gestirli, come organizzarsi, come convincere i bambini a studiare e a fare i compiti. Sembra essere quasi più un pensiero del genitore che non del bambino stesso.
Partirò dal presupposto che i compiti devono essere un “problema” del bambino, una sua responsabilità. Il bambino deve sentirsi responsabile di ciò che sta facendo, deve sentire che se non fa i compiti è un problema suo. Affinchè questo messaggio arrivi è importante che il genitore tenga d’occhio il proprio atteggiamento verso i compiti, ad esempio che non si faccia vedere particolarmente infastidito se il bambino non fa i compiti, come se fosse un’offesa personale; così facendo arriverebbe il messaggio che il tuo non fare i compiti è un’offesa a me, che è un problema mio, una cosa che crea un danno a me. In realtà non è così. Il bambino deve imparare che ha anche dei doveri: se “fa” ci saranno delle conseguenze positive, se “non fa” ce ne saranno di negative. È importante che si prenda le responsabilità delle non azioni, del non aver fatto bene. Questo non significa lasciare il bambino in balia dei suoi compiti.
Allora cosa può fare il genitore? Innanzitutto aiutare il bambino a strutturare il momento dei compiti: quello dei compiti deve essere un momento ben preciso (ad esempio se il bambino ha i compiti solo nel fine settimana si potrebbe stabilire il venerdì pomeriggio o il sabato mattina come momento dedicato ai compiti; mentre se ha i compiti quotidianamente si stabilirà un preciso momento nell’arco del pomeriggio). Definire un arco temporale: Dalle…. Alle…., prevedendo delle pause come ad esempio per la merenda. La cosa importante è che una volta strutturato il momento dei compiti il genitore lasci il bambino libero di gestirlo, senza stargli addosso controllando se e come sta facendo In questo modo anche l’insegnante avrà modo di capire bene a che punto è quel bambino.
Se è il genitore a suggerire ed aiutare il bambino, egli farà sempre più fatica ad autoregolarsi e ad essere capace ed autonomo.
Il compito del genitore è quello di aiutare il bambino a programmare il momento dei compiti, per poi lasciarlo solo a gestire un momento che è suo. È importante comunicare con atteggiamenti non verbali che siano neutri: se dico in tono arrabbiato “Allora, ti metti a fare i compiti o no?” trasmetto l’idea che sta facendo un torto a me e che il problema è mio. Si potrebbe intervenire in questo modo: “Io ti suggerisco di fare i compiti adesso perchè poi dobbiamo uscire e non avrai tempo di farli”. Sta poi al bambino gestire la questione, divenendo responsabile delle eventuali conseguenze.
Dott.ssa Valentina Melilli
Psicoterapeuta ad approccio strategico integrato
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